Il Diritto alla Salute deve essere inteso come diritto alla vita.

Roma,16 Marzo. Il Diritto alla salute va inteso come estensione del diritto alla vita, in base a quanto espresso nella Dichiarazione universale dei diritti umani e che come tale riflette
l’ imprescindibilita’ di esso, relativamente alla vita umana. Questo è quanto dichiara il prof. Filippo Fordellone, che, per la circostanza, interviene come presidente di P.I.M.O.S. società di mutuo soccorso.
Dall’Italia, forse la Nazione al mondo, il cui popolo ha la piu’ grande partecipazione alle attività di volontariato e di aiuto, in un periodo di emergenza e di sofferenza, come quello attuale, parte una riflessione per chiedere, con la forza che discende dal diritto primario universale dell’individuo alla vita e, quindi, alla salute, agli organi ed istituzioni europee ed alle forze e leader politici dei vari Stati UE, di dimostrare, con atti tangibili, il fatto di avere prima di tutto a cuore il bene dei propri cittadini e della Madre Terra Europea che ci ospita, costituendo delle alleanze transnazionali per costruire una Europa realmente vicina ai bisogni primari universali di tutti i propri cittadini, più giusta, più etica, capace di anteporre il benessere dei popoli sovrani europei a logiche di altro genere.
Per quel che concerne l’assistenza sanitaria ed il diritto alla salute, le persone che si spostano tra i vari Paesi, aderenti al sistema europeo di mobilità sanitaria internazionale, dovrebbero essere coperte dal Sistema Sanitario del proprio Stato di residenza e/o da una assicurazione (Tessera Europea Assicurazione Malattia o da assicurazione privata), in modo da non costituire, in caso di accesso ai servizi sanitari, costi impropri per gli Stati europei che li ospitano temporaneamente, ma in EUROPA NON TUTTI I CITTADINI GODONO, NEL PROPRIO STATO DI RESIDENZA, DELLA COPERTURA SANITARIA UNIVERSALISTICA perché, a differenza dell’Italia, in molti Stati europei, non c’è un sistema sanitario di tipo universalistico che garantisce a tutti i cittadini la copertura dei Livelli Essenziali di Assistenza.
Da qui, tra l’altro, dovrebbero nascere delle considerazioni sul fatto che forse il sistema Paese Italia dovrebbe essere valutato più positivamente dai vari soggetti internazionali che si ergono a giudici sull’affidabilità degli Stati, e che non dovrebbero essere le agenzie di rating.
Da ciò discende che spesso gli Stati che erogano le cure a cittadini stranieri, temporaneamente presenti nel loro territorio, non vengano ristorati per i costi sostenuti e, quindi, sono costretti a sopportare dei costi che invece dovrebbero essere coperti dal fruitore delle cure e/o dal Sistema Sanitario del proprio stato di residenza.
Per un Paese turistico come l’Italia, il saldo delle partite di credito-debito (per le cure erogate a cittadini stranieri in Italia e per le cure ricevute da cittadini italiani in altri Paesi UE ed equiparati), dovrebbe risultare positivo, e lo si dovrebbe poter rilevare, ad esempio per l’anno 2017, dai documenti sulla situazione economica del Paese dell’anno 2018, alle voci che riportano le partite credito-debito della mobilità sanitaria transfrontaliera e così di seguito.)
Forse i pericoli di espansione dell’epidemia COVID-19, potrebbero portare ad una maggiore saggezza, perché partendo dal fatto introconvertibile che sulla Terra tutti gli esseri indipendentemente dai propri potere, ricchezza, conoscenza sono soggetti ad una Legge scientifica universale “si nasce, si cresce e si muore”, e far si che le Istituzioni europee riescano finalmente a dimostrare di avere un’umanità umanitaria ed un cuore che sappia lanciarsi oltre l’ostacolo, mettendo finalmente al primo posto la salute ed il benessere, ponendosi come primo obiettivo, quello di far si che a tutti i cittadini UE venga garantita la sicurezza di essere sempre assistiti e curati nel momento della malattia e di non lasciare che una parte dei cittadini europei, nel proprio Paese o in un altro Paese EU non possa accedere alle migliori cure disponibili per una data patologia. Questo, oltre ad avere una importate valenza etico-sociale, potrebbe anche portare a percepire le Istituzioni europee come dei soggetti che in primis hanno a cuore il bene delle persone e che, finalmente, operino fattivamente per garantire ai propri popoli un sollievo dalla sofferenza nei momenti di maggior fragilità e bisogno.
Per far si che ciò possa accadere, alle Istituzioni europee va l’invito:
a creare un sistema sanitario europeo di tipo universalistico, che garantisca gratuitamente a tutti i cittadini, in tutta Europa, i Livelli Essenziali di Assistenza sanitaria;
a porre tutti i costi degli Stati UE per la assistenza sanitaria universalistica, al di fuori dei vincoli del pareggio di bilancio previsti da Bruxelles;
a far finanziare una parte di tali costi direttamente dalla BCE, con prestiti a fondo perduto e/o a tasso zero (costo sanitario unitario, che copre i livelli essenziali europei di assistenza sanitaria, moltiplicato per il numero di assistiti iscritti al Sistema Sanitario Nazionale dello Stat. Non dovrebbero essere visti come costi, ma come semplici poste in uscita, chiamate investimenti per la vita dei cittadini europei);
a coprire  un’altra parte di tali costi direttamente con fondi a carico del Bilancio Europeo;
in questo modo la salvaguardia della salute di tutte le persone non andrebbe a costituire incrementi del debito di ogni Paese e/o a soggiacere a logiche egoistiche di mercato quali i meccanismi dello spred, meccanismi che antepongono la finanza al diritto universale della persona umana.
A cura del prof. Filippo Fordelloneda sempre impegnato nelle problematiche inerenti la “FRAGILITA’ SANITARIA“
Si ringrazia per il prezioso contributo il Dr Leopoldo Comisso  amico caro, esperto di “Normative Europee” sanitarie e dei flussi migratori.
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